Pubblichiamo la sentenza del 23 maggio 2024 ( in lingua italiana) con cui la CEDU ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 8 della Convenzione.
Il ricorrente (Contrada) lamentava che le intercettazioni telefoniche che lo riguardavano – pur non essendo questi indagato – avessero determinato un’interferenza ingiustificata nella propria vita privata e che, peraltro, andasse rilevata la mancanza di un effettivo controllo giurisdizionale rispetto a tali misure.
La Corte EDU, in accoglimento del ricorso, ha ritenuto che effettivamente nell’ordinamento italiano non sia dato rinvenirsi una adeguata garanzia giurisdizionale per tutelare il soggetto non indagato né imputato dal rischio di abusi dell’autorità, onde ha condannato l’Italia per la suddetta violazione della Convenzione.