Manuale di diritto penitenziario
di Fabio Fiorentin e Carlo Fiorio
Il momento di esecuzione delle decisioni penali è stato per lungo tempo tematica negletta, come se si trattasse di argomento nel quale la pretesa punitiva dello stato potesse – per effetto di impostazioni storiche risalenti e non rimesse in discussione – esercitarsi con marginali restrizioni e con non ampie tutele soggettive.
Non ha bisogno di molte indicazioni come questo fatto sia progressivamente venuto meno per effetto dei valori riconosciuti a livello costituzionale e consolidatesi nelle Corte internazionali sui diritti dell’uomo e della persona.
Esigenze di giurisdizionalizzazione dei precorsi processi e riconsiderazione della funzione della pena hanno costituito le premesse per una riconsiderazione funditus della tematica dell’esecuzione penale e delle successive modalità della restrizione dei soggetti che la fase di cognizione aveva individuato come responsabili di attività illecite.
Tutto questo ha portato – fra gli altri elementi – ad una trasformazione prima strutturale e poi anche sostanzialistica della fase esecutiva, che oggi si regge su tre pilastri: costruzione del titolo, gestione del titolo, contenuto della gestione. Si sono conseguentemente individuate specifiche e professionali figure di organi decisori, percorsi processuali, istituti destinati a declinare i nuovi diritti che si venivano progressivamente rendendo necessari.
Il panorama si è progressivamente rafforzato ed ha subito una accelerazione – non senza resistenze, peraltro – negli ultimi tempi.
Sono emerse significative novità alle quali si può fare riferimento ad memoriam: erosione del giudicato, diffusione di misure alternative, esclusione di presunzioni assolute e relative.
Di tutto ciò e di molto di più si occupa il recente Manuale di diritto penitenziario di Fiorentin e Fiorio, nel quale i tre segmenti ai quali si è fatto riferimento sono approfonditamente analizzati, con ricchezza di notazioni, sia concettuali, sia operative.
L’analisi condotta mette in luce la complessità e la tecnicità di una materia che strutturandosi e integrandosi ha assunto una piena autonomia presidiata dalla riserva di giurisdizione e dalla funzione rieducativa della pena, che costituiscono le architravi sulle quali è costruito il sistema bifasico del rapporto tra cognizione ed esecuzione.
Il lavoro ricco di motivazioni, di scandaglio approfondito dei vari e numerosi istituti dei vari momenti nei quali si articolano i riferimenti, momenti nei quali i giudici sono chiamati ad intervenire.
L’originalità del manuale – solo marginalmente definibile, di “diritto penitenziario” – si evidenzia per il recupero anche di materie spesso ritenute marginali, perché molto specifiche e meno significative rispetto alla pena detentiva ed al soggetto condannato con il rito ordinario.
Lo studio nella misura in cui fotografa in modo compiuto e tecnicamente efficace – seppur non staticamente – la materia dell’esecuzione, costituisce il necessario punto conoscitivo di partenza dal quale partire per la sua evoluzione che, com’è facile prevedere, non mancherà di evidenziare – si spera anche a breve – significative modifiche che incideranno profondamente sulla materia.
Il seme degli Stati generali dell’esecuzione, seppur con i tempi della politica, che sinora peraltro ha dimostrato scarsa sensibilità al tema, produrrà in tutti i settori coinvolti (edilizia, alternative alla detenzione, modalità del trattamento, diritti individuali, solo per citarne alcuni) trasformazioni, che il lavoro – ampio, robusto, solido – di Fiorentin e Fiorio mette già sullo sfondo in evidenza.