È stata depositata la sentenza con cui il GUP del Tribunale di Roma ha riconosciuto il difetto della giurisdizione italiana in nell’ambito del procedimento per omicidio colposo (rectius, per cooperazione colposa nell’omicidio doloso) in relazione alla morte dell’Ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo il 22 febbraio 2021.
Il punto centrale della questione sottoposta allo scrutinio del giudice ineriva la natura costitutiva ovvero dichiarativa dell’immunità, esistente in capo ai funzionari delle Nazioni Unite e delle Istituzioni Specializzate, per i fatti commessi nell’ambito delle funzioni esercitate – rispettivamente sulla scorta delle Convenzioni internazionali del 1946 e del 1947 – in capo a quelle comunicazioni che, periodicamente, il Programma Alimentare Mondiale, cui appartengono i due funzionari imputati, trasmettono ai Paesi Membri delle Nazioni Unite.
Il Giudice del Tribunale di Roma, aderendo ai precedenti della Corte Internazionale di Giustizia, nonché sulla scorta delle precedenti risoluzioni da parte del Segretariato Generale delle Nazioni Unite e delle prassi applicate al diritto internazionale, riferite in udienza da due Funzionari del MAECI, ha convenuto che tali comunicazioni non possano avere capacità costitutiva dell’immunità funzionale, la quale sussiste anche a prescindere dalla volontà degli imputati quale connotato discendente dalla sussistenza, in capo agli imputati, della qualità di funzionario dell’Organizzazione Internazionale secondo le indicazioni storicamente formulate dalla stessa ONU ai fini dell’identificazione delle condizioni in presenza delle quali essa è attribuibile.
Il GUP ha infine escluso che, nel caso di specie, possano esistere quei profili di incostituzionalità sottolineati nella recente sentenza emessa dalla Corte Costituzionale nell’ambito del procedimento per l’omicidio di Giulio Regeni.
