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Ricordo di Francesco Forzati

Alfonso Stile, un gentiluomo di cui pare si siano perse le tracce all’Università, me lo affidò oltre 30 anni fa. Francesco lo ricordava molto, per signorilità, garbo, umanità, cultura. Lui si è subito inserito perfettamente nel gruppo di giovani studiosi, bravissimi ragazzi come lui, che si sono fatti onore nella ricerca, poi nella didattica. È la mia scuola, che mi ha dato sempre motivo di orgoglio e gratificazione.

Francesco era uno di loro. Il rapporto personale con lui era profondo e quasi paterno. Mi metteva a parte di suoi affanni, sogni, gioie. Mi resta il rammarico di non aver avuto il tempo di realizzare insieme a lui tutti i progetti di cui ci rendeva partecipi, progetti sempre di alto valore non solo giuridico, ma anche civile, sociale, che rispecchiavano la sua sensibilità, profonda, il suo senso di solidarietà, radicato.

Questi tratti li ritroviamo nella sua produzione scientifica, di cui voglio ricordare l’ultima fatica, la poderosa, ampia monografia su “La sicurezza fra diritto penale e potere punitivo”, destinata a rimanere uno dei fondamentali testi di riferimento nella letteratura penalistica.

Che la terra ti sia lieve, Francesco carissimo.

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