Alfonso Stile, un gentiluomo di cui pare si siano perse le tracce all’Università, me lo affidò oltre 30 anni fa. Francesco lo ricordava molto, per signorilità, garbo, umanità, cultura. Lui si è subito inserito perfettamente nel gruppo di giovani studiosi, bravissimi ragazzi come lui, che si sono fatti onore nella ricerca, poi nella didattica. È la mia scuola, che mi ha dato sempre motivo di orgoglio e gratificazione.
Sergio Moccia
Francesco era uno di loro. Il rapporto personale con lui era profondo e quasi paterno. Mi metteva a parte di suoi affanni, sogni, gioie. Mi resta il rammarico di non aver avuto il tempo di realizzare insieme a lui tutti i progetti di cui ci rendeva partecipi, progetti sempre di alto valore non solo giuridico, ma anche civile, sociale, che rispecchiavano la sua sensibilità, profonda, il suo senso di solidarietà, radicato.
Questi tratti li ritroviamo nella sua produzione scientifica, di cui voglio ricordare l’ultima fatica, la poderosa, ampia monografia su “La sicurezza fra diritto penale e potere punitivo”, destinata a rimanere uno dei fondamentali testi di riferimento nella letteratura penalistica.
Che la terra ti sia lieve, Francesco carissimo.
Un ricordo di Francesco Forzati
Francesco Forzati era un penalista animato da grandi ideali, di pace, di libertà, di giustizia, di legalità, di tutela dei diritti fondamentali contro gli autoritarismi e gli abusi di potere. Era profondamente consapevole e preoccupato delle involuzioni del mondo che ci circonda, specialmente della politica e dell’etica pubblica, ma continuava a coltivare l’impegno per la realizzazione di quegli ideali.
Antonio Cavaliere
Aveva un’indole buona, maturata ulteriormente sotto l’influenza del suo primo Maestro, il Prof. Avv. Alfonso M. Stile, gentiluomo d’altri tempi, insigne ed appassionato docente ed avvocato, infaticabile organizzatore di incontri culturali.
Francesco credeva fortemente nell’amicizia ed era un amico fidato, insieme discreto e caloroso. Aveva un modo gentile di presentarsi ai Colleghi ed amava molto dialogare e confrontarsi. Era franco nel prospettare le proprie opinioni, anche quando erano dissenzienti, ma era sempre orientato a conciliare punti di vista differenti e a costruire concordia, purché ciò non costituisse ai suoi occhi un compromissorio cedimento rispetto ai principi in cui credeva.
Era uno studioso esperto di problemi di teoria generale del reato, ma anche di temi di parte speciale; era sempre scrupoloso, mai interamente soddisfatto dei propri lavori monografici – sempre frutto di lungo, approfondito e proficuo impegno -, che tendeva a rivedere, a rimodellare, a riscrivere parzialmente più volte.
Svolgeva la sua attività didattica con grande serietà e dedizione. Avevamo lezione alla stessa ora e quando, andando in aula, passavo davanti alla sua aula di lezione, lo trovavo sempre che aveva già cominciato prima di me; e, ripassando a fine lezione, vedevo che non aveva ancora finito, oppure si stava intrattenendo a conversare cordialmente con gli studenti.
Francesco nutriva una grande, infaticabile passione per la politica, intesa in senso alto, ed era sempre attivo nell’organizzare iniziative, anche associative, ed incontri di studio di ampio respiro.
Si era dedicato con il consueto impegno anche alla professione forense, motivando e spronando sempre, con spirito di fattiva e cordiale collaborazione, tutti i colleghi del suo gruppo di lavoro.
Amava la sua famiglia, gli amici… e poi c’era la musica, altra passione cui si dedicava suonando e componendo nei ritagli di tempo.
Ci mancheranno sempre la sua vicinanza, la sua operosità, il suo sorriso affettuoso.